A pagina 51 del Corriere della Sera di oggi [24.09.2014] (a proposito: bene il nuovo formato e la nuova pulizia grafica, peccato solo l’aver mantenuto la carta porosa che sporca i polpastrelli: sarebbe stata meglio quella che usa anche Repubblica) il cantante Mika interviene sulla questione del disco degli U2 dato in omaggio non richiesto a tutti gli utenti di iTunes.
Per Mika ha rappresentato un autogol dell’azienda di Cupertino, che per la prima volta «ha compromesso la fiducia dei suoi clienti». Il paragone fatto è quello tra la libreria di iTunes e la libreria del proprio salotto:
è uno spazio molto personale. Se mi introducessi in casa vostra, lasciassi senza diverlo un libro in mezzo allo scaffale, e ve lo facessi sapere solo in seguito, non solo vi infuriereste ma avrei commesso un atto illegale. La libreria di iTunes non è diversa. Apple può promuovere quello che vuole nello Store, ma la nostra libreria dovrebbe essere protetta […] Agendo in questo modo [Apple] ha fatto la figura del padrone di casa impiccione.
Quanto all’illegalità, fortunatamente si preme di informare i lettori del quotidiano milanese che, diversamente dalle librerie dei salotti
il contenuto acquistato in libreria non è nostro, non come lo erano i cd o i dischi in vinile: lo stiamo solo prendendo in affitto.
Questo perché, come noto, l’acquisto di un brano su iTunes (ma lo stesso vale se il brano è regalato) non rappresenta l’acquisto di un qualcosa di tangibile — seppur in formato liquido — ma solo l’acquisto di una licenza alla esecuzione e riproduzione privata, tra le mura di casa o nelle cuffie dell’iPhone.
Tuttavia l’analisi di Mika tocca anche l’aspetto del futuro della musica a sottoscrizione, seguendo l’esempio dei servizi in streaming. Che non sono condattati dal cantante libanese, ma anzi salutati positivamente come
un ritorno al sistema bibliotecario pubblico, meno polveroso e più rumoroso. In ogni caso quel che scegliamo di conservare nelle nostre librerie private è sacro.
(foto CFRC Library via Flickr)